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C. Giron-Panel/ A.-M. Goulet (éd.), La musique à Rome au XVIIe siècle : études et perspectives de recherche, Rome 2012.

 

A.-M. Goulet/G. zur Nieden (ed.), Europäische Musiker in Venedig, Rom und Neapel / Les musiciens européens à Venise, Rome et Naples / Musicisti europei a Venezia, Roma e Napoli 1650-1750, Kassel 2015 (= Analecta Musicologica 52).

Rome

05.11.2010, 09:00 - 17:00 h  | École Française de Rome
Anne-Madeleine Goulet (EFR), Gesa zur Nieden (DHI)

Roma | Musicisti Europei a Roma nel Sei e Settecento: Approcci di storia musicale e culturale

Im 17. und 18. Jahrhundert übte nicht nur die »Roma antiqua« mit ihren Monumenten, sondern auch die »Roma moderna« des prachtvoll ausgestatteten päpstlichen Sitzes eine große Anziehungskraft auf Europa aus. Ein Besuch der musikalischen Institutionen Roms wie Kapellen, Akademien und Schulen gehörte zu jedem grand tour dazu, und auch für Komponisten, Sänger und Instrumentalisten war ein Aufenthalt in der Ewigen Stadt zu Studienzwecken oder zum Kennenlernen der römischen Musikpraxis geboten. Aus den Erfahrungen der Reisenden erwuchsen nicht selten Vergleiche verschiedener, als »national « eingestufter Musikstile und -praktiken. Gleichzeitig gaben die Reisen und die Anwesenheit europäischer Musiker in Rom Anlass zu mannigfachen kulturellen Austauschprozessen im Bereich des Repertoires, der Kompositions- und der Aufführungspraxis.

Das Symposium zu europäischen Musikern im Rom des 17. und 18. Jahrhunderts setzt sich zum Ziel, die musikalische Anziehungskraft der Stadt und ihre Auswirkungen auf der Grundlage einer Verbindung von europaweiter Mobilitäts- und lokaler Institutionengeschichte sowie der römischen sociabilité kulturgeschichtlich zu erfassen. Während die Migration von Musikern der italienischen Halbinsel an die Höfe und Theater Europas schon gut erforscht ist, steht eine komplementäre Untersuchung der Gegenbewegung im Sinne der histoire croisée noch aus. Welche Motive und welche kulturellen Erfahrungen der Abgrenzung und der Angleichung waren mit der Mobilität europäischer Musiker, die sich eine Zeit in Rom aufhielten, verbunden? Welche Folgen hatte dies auf die stilistische Entwicklung einzelner Komponisten und die europäische Musikgeschichte insgesamt? – Eine kontextgebundene Analyse der musikalischen Aktivitäten und der Integration »auswärtiger« Musiker in die römischen Musikinstitutionen detailliert und ergänzt nicht nur die Definition unterschiedlicher geographisch zugeordneter Stile, sondern auch das kulturelle Bild der Stadt zwischen Kirchenmusik, nationalen Festen und den mondänen Zirkeln der Kardinäle.

 

 

Durante il Sei e Settecento sia la »Roma antica« con i suoi monumenti sia la »Roma moderna«, fastosa sede papale, esercitavano grande fascino sull’Europa intera. La visita alle istituzioni musicali romane quali cappelle, accademie e collegi faceva parte di ogni Grand tour. Anche ai compositori, cantanti e strumentisti si raccomandava di soggiornare nella città eterna per perfezionare gli studi o per conoscere la prassi musicale romana. Dalle esperienze dei viaggiatori non di rado derivano confronti tra stili e prassi musicali differenti, definiti »nazionali«. Allo stesso tempo i viaggi e la presenza di musicisti europei a Roma offrivano occasioni per scambi culturali in più ambiti musicali: repertorio, prassi compositiva e pratica esecutiva.

Il convegno Musicisti europei a Roma nel Sei e Settecento mira ad un’analisi di storia culturale della forza di attrazione musicale di questa città alla base della storia del movimento migratorio europeo, delle istituzioni locali e della sociabilité romana. Mentre è già stata studiata l’emigrazione di musicisti e compositori dalla penisola italiana verso corti e teatri d’opera europei, secondo il concetto dell’histoire croisée, manca ancora un esame completo del movimento opposto. Quali ragioni e quali esperienze culturali di limitazione e adattamento si associavano alla mobilità di musicisti europei che trascorrevano un determinato periodo a Roma? Quale conseguenza aveva questo soggiorno sull’evoluzione stilistica dei singoli compositori e sulla storia della musica in generale? – Un’analisi contestuale delle attività musicali e dell’integrazione di musicisti »stranieri« nelle istituzioni musicali romane precisa e completa non solo la definizione di differenti stili classificati geograficamente, ma anche l’immagine culturale della città, tra musica religiosa, feste nazionali e circoli mondani cardinalizi.

 



Programma

9.00 | Jean-François Chauvard (Rom)

Begrüßung / Saluto

 

9.00 | Anne-Madeleine Goulet (Rom), Gesa zur Nieden (Rom)

Europäische Musiker in Rom: Die vielfältigen Kreuzungen des musikalischen Barock . Musicisti europei a Roma: i molteplici incroci del barocco musicale

 

9.15 | Federico Celestini (Graz)

Il transfer culturale nella storia della musica europea del Seicento e del primo Settecento. Alcune riflessioni

Abstract
 

 

Europäische Musiker im Römischen Musikleben - Institutionen und sociabilté . Musici europei nella vita musicale romana - instituzioni e sociabilté

Arnaldo Morelli (L´Aquila)

Chair

 

9.45 | Juliane Riepe (Halle)

Rom als Station deutscher Musiker auf Italienreise. Aspekte eines
biographischen Modells im Wandel

Abstract
 

10.15 | Gesa zur Nieden (Rom)

Französische Musiker im Rom des ausgehenden 17. Jahrhunderts. Milieus und musikalische Aktivitäten

Abstract
 

10.45 | Kaffeepause . Pausa Kaffee

 

11.00 | Elodie Oriol (Aix-en-Provence/Rom)

Presenza e inserimento dei musicisti stranieri a Roma secondo gli »stati delle anime« (1745)

Abstract
 

11.30 | Anne-Madeleine Goulet (Rom)

Il caso della Princesse des Ursins a Roma (1675–1701) tra separatezza e  contaminazione culturale

Abstract
 

12.00 | Mittagspause .pausa pranzo

 

 

Internationale Netzwerke – regionale Stile: Kultureller Austausch und Musik . Reti internazionali – stili regionali: scambi culturali e musica

Jean Duron (Versailles)

Chair

 

13.30 | Harry White (Dublin)

Johann Joseph Fux and the Concept of an Austro-Italian Baroque

Abstract
 

14.00 | Stefan Keym (Leipzig)

Lully - Corelli - Händel: Zur Ausprägung und Aneignung instrumentaler Formmodelle in unterschiedlichen Kontexten um 1700

Abstract
 

14.30 | Michael Werner (Paris)

Abschließender Kommentar . Conclusioni

 

15.00 | Kaffeepause . Pausa Kaffee

 

16.00 | Florian Bassani (Lugano/Rom)

Johann Conrad Wörle (1701–1777) und die Orgel der römischen Kirche S. Eustachio. Eine Besichtigung

Abstract
 

Catherine Cessac (Versailles)

Diskutantin . discussante

 


Während der Pausen präsentieren die Informatiker Christoph Plutte und Torsten Roeder (Berlin) den Archiv-Editor zur MUSICI-Datenbank, die in Kooperation mit dem DFGProjekt »Personendaten-Repositorium« der Berlin-Brandenburgischen Akademie der Wissenschaften entsteht.

Durante le pause gli informatici Christoph Plutte e Torsten Roeder (Berlin) presenteranno l’Archiv-Editor del database MUSICI che verrà elaborato in cooperazione con il progetto DFG »Personendaten-Repositorium« dell’Accademia di Berlino e Brandenburgo.

 

 


 

Abstracts

Federico Celestini (Graz)

Il transfer culturale nella storia della musica europea del Seicento e del primo Settecento. Alcune riflessioni

 

Il concetto di transfer culturale è stato sviluppato nei primi anni novanta sulla base dello studio empirico degli scambi culturali tra la Francia e la Germania nel corso dell’Ottocento. La validità di una simile prospettiva per la storia della musica europea del Seicento e del Settecento appare evidente. Questo è, infatti, un periodo storico caratterizzato dalla diaspora dei musicisti italiani nei paesi europei e dei viaggi di studio, di ricerca e di commercio nei centri della cultura e della prassi musicale in Italia e in Europa. Una semplice trasposizione di schemi e metodi, tuttavia, non è possibile per le profonde differenze che dividono le culture musicali dell’ancient regime dallo sviluppo e dal radicarsi ottocentesco delle culture nazionali. D’altro canto, proprio queste differenze suggeriscono un’agenda di studio. Si tratta, infatti, di ragionare sul concetto di cultura e d’identità culturale in un’epoca che precede la formazione delle nazioni moderne, sia pure anticipandone qui e là alcuni tratti. In altre parole, occorre definire gli ambiti culturali tra i quali avvengono i processi di trasferimento. Da ciò derivano una serie di questioni. Qual’è l’identità culturale di un musicista attivo in una corte europea, vale a dire in un ambito sociale e culturale diverso da quello della sua formazione e appartenenza? Come s’incardina il concetto d’identità culturale nel sistema di corte basato sulla rappresentazione? Nel caso dei musicisti, e’ possibile ipotizzare un’identità culturale incentrata nella prassi professionale? Che rapporto vige tra questa e i cosiddetti stili nazionali? Infine, che cosa determina i meccanismi di circolazione e di chiusura? La discussione di questi temi contribuisce a chiarire in che modo e in che misura il transfer culturale e la mobilità dei musicisti divengono fattori di cambiamento e di dinamica nello sviluppo della musica del tempo in Europa.

Programma

 

 

Juliane Riepe (Halle)

Rom als Station deutscher Musiker auf Italienreise. Aspekte eines biographischen Modells im Wandel

 

Seit der zweiten Hälfte des 16. Jahrhunderts ist es Italien, das mindestens zwei Jahrhunderte lang die Musik in Europa prägt. Italien wird zur »hohen Schule aller Music« (J. Mattheson); wer kann, reist als Musiker dorthin, um vor Ort bei international anerkannten Musikerpersönlichkeiten zu studieren, um den italienischen Kompositions- und Aufführungsstil kennenzulernen und sich anzueignen, um Kontakte zu knüpfen, Renommee zu erwerben oder sich (im 18. Jahrhundert) als Opernkomponist zu etablieren – all dies mit dem Ziel, auf diese Weise den Grundstein für eine erfolgreiche Karriere zu legen, »zuhause« oder europaweit. Für Musiker aus dem deutschsprachigen Raum wird die Italienreise zu einem biographischen Modell, das hier beschrieben werden soll (wer reist, wer nicht, in welchem Alter und in welcher biographischen Situation, wie wird die Reise organisiert und finanziert, wie lange bleibt man, welches sind die Reisewege, die Reiseziele und – vor allem – die Reisezwecke). Dabei interessiert besonders der Wandel, der sich im 17. und 18. Jahrhundert vollzieht und der auch die Rolle Roms als eines der wichtigsten Zielorte der Reise betrifft.

Programma

 

 

Gesa zur Nieden (Rom)

Französische Musiker im Rom des ausgehenden 17. Jahrhunderts. Milieus und musikalische Aktivitäten

 

Ob als reisend, fahrend, exiliert, ausgewandert oder sich in diplomatischer Mission dort aufhaltend – im 17. Jahrhundert waren französische Musiker und Komponisten durchgehend und in unterschiedlichsten Bereichen des römischen Musiklebens präsent. Trotz der steigenden Spannungen zwischen Ludwig XIV. und dem Oberhaupt des Kirchenstaats in der zweiten Hälfte des 17. Jahrhunderts, trotz der Ausbildung genuin französischer musikalischer Gattungen in Versailles in Abgrenzung zum italienischen Stil unter Jean-Baptiste Lully und trotz der Dominanz des römischen Musiklebens durch »italienische« Gattungen und Aufführungspraxis wirkten sie nicht nur in französischen Institutionen wie San Luigi dei Francesi, sondern auch in der Oper und musikalischen Privataufführungen in verschiedenen Palazzi und auf öffentlichen Plätzen. Die Präsenz französischer Musiker in Rom ist dabei kein Massenphänomen, sondern eine stetige und zugleich höchst diversifizierte Erscheinung.

 

Der Vortrag untersucht die unterschiedlichen Rollen der französischen Musiker im Rom des ausgehenden 17. Jahrhunderts vor dem Hintergrund des lokalen Musiklebens und seiner soziokulturellen sowie politischen Bedingungen. Er bietet eine erste Übersicht über die Milieus und musikalischen Aktivitäten der Musiker aus dem französischen Raum zwischen Institutionen der französischen Krone (Nationalkirche, Botschaft) und lokal geprägten Bereichen des römischen Musiklebens (Kapellen der großen Kirchen, Privataufführungen). Vor dem Hintergrund einer solchen Diversifizierung wird es darum gehen, stilistische Einteilungen aus der Mobilität europäischer Musiker um 1700 heraus zu hinterfragen, indem kulturgeschichtliche Aspekte wie Sprachkenntnisse, kulturelle Zugehörigkeit und das lokale Interesse für neue künstlerische Einflüsse herangezogen werden.

Programma

 

 

Elodie Oriol (Rom)

Presenza e inserimento dei musicisti stranieri a Roma secondo gli »Stati delle anime«

 

Il presente intervento ha lo scopo di rappresentare e individuare gli aspetti più rilevanti della metodologia di ricerca che mi ha permesso in questi mesi di estrarre e raccogliere dati biografici relativi ai musicisti stranieri che hanno esercitato a Roma nella seconda metà del '700.

 

In particolare, tramite l'apporto sinergico ed incrociato delle diverse fonti storiche a disposizione, si è inteso ricostruire il percorso individuale di alcuni musicisti stranieri (ad esempio, suonatori e cantanti) nonché di alcuni professionisti provenienti da altre nazioni che hanno svolto a Roma nel 1745 attività comunque collegate all’economia ed all'arte musicale.

 

Fra i documenti storici consultati, rivestono particolare importanza le fonti parrocchiali. Tra di esse, gli Status Animarum o Stati delle anime della città pontificia (attualmente conservati all’Archivio Storico del Vicariato di Roma) rappresentano una risorsa la cui attendibilità e valore scientifico non ha più bisogno di essere confermato. Esse costituiscono il quarto libro parrocchiale che veniva redatto annualmente per il controllo della comunione pasquale. Ottemperando all’obbligo imposto nel 1215 dal quarto Concilio Lateranense (obbligo poi riaffermato dal Concilio di Trento del 1545-1563), il parroco compilava lo Stato delle anime della parrocchia sottoposta alla propria cura al momento della festa di Pasqua. Benché i dati disponibili riportati dai diversi parroci nella formazione dei suddetti registri non sempre risultino precisi e riscontrabili, essi ci forniscono comunque diverse indicazioni sulla situazione demografica, economica, sociale e territoriale delle città italiane.

 

Il valore storico delle informazioni tratte degli Stati delle anime è, quindi, incontestabile e multiforme. Consapevoli della rilevanza scientifica di questa fonte, gli storici demografi, ma anche gli specialisti di storia dell’arte con riferimento ai propri campi di ricerca (pittura, scultura, architettura...), hanno utilizzato e utilizzano tuttora con regolarità gli Stati delle anime allo scopo di trarre informazioni relative a diversi artisti e di rilevare la presenza di quest'ultimi a Roma. Di conseguenza, oggi disponiamo ormai di una cospicua produzione tratta da questa fonte ed un ampio panorama del suo spoglio.

 

Facendo propria l'esperienza di questi ricercatori, anche i musicologi e gli storici della musica hanno iniziato recentemente a esaminare questa fonte, raccogliendo così informazioni che si sono rivelate di primaria importanza per ricostruire la vita e l'inserimento artistico e sociale dei musicisti nel tessuto dell'urbe.

 

Anche la mia indagine trae spunto dalla consultazione sistematica dello Stato delle anime. Tale documento ha costituito un fondamentale punto di partenza per un'efficace indagine storica: tali registri, infatti, forniscono informazioni utili ad identificare i nominativi ed i dati biografici principali dei soggetti analizzati. Grazie ai dati così raccolti è stato possibile realizzare un ricco censimento di musicisti, cantanti e costruttori di strumenti musicali che svolsero la propria professione nel territorio romano durante l’anno 1745.

 

Sulla base del suddetto censimento è stato poi più facile consultare ed interrogare altre fonti, quali, in particolare, gli altri registri parrocchiali (libri dei morti, libri dei matrimoni etc.) o gli atti notarili (in primis, i testamenti e gli inventari di beni), al fine di trovare ulteriori riscontri e tracciare un profilo completo di ogni singolo artista oggetto di analisi.

 

Infine, la mia presentazione si propone di sollevare diverse riflessioni in merito all'estrazione sociale dello straniero residente a Roma e di approfondire i concetti d’integrazione e d’identità relativi al musicista straniero che si confrontava con un contesto urbano specifico come quello di Roma all’inizio del Settecento.

 

Si tratta, in ultima analisi, di osservare l’inserimento di questo gruppo professionale nello spazio sociale romano nonché di focalizzare la ricerca su alcuni tratti dello status professionale e della carriera dei musicisti stranieri in una città, quale quella di Roma, dove il contesto musicale è unico nel suo genere.

Programma

 

 

Anne-Madeleine Goulet (Rom)

Il caso della principessa Des Ursins a Roma (1675-1701): fra demarcazione e adattamento culturale

 

Quando Marie-Anne de La Trémoille sposa nel 1675 Flavio Orsini, noto per le sue simpatie per la Francia, la nobildonna ha già sperimentato l’esilo (in Spagna e in Italia). Oltre al francese, parla correntemente lo spagnolo e l’italiano. Intende giocare con le sue diverse protezioni a Parigi, Madrid e Roma per consolidare la sua posizione. Trae vantaggio dal varco aperto alcuni anni prima da Maria Mancini che ha alimentato la cronaca romana ostentando un »vivere alla francese« in forte contrasto con i costumi locali. Marie-Anne de La Trémoille, ereditata dalla madre la tradizione di Madame de Rambouillet, dell’Hôtel d’Albret e di quello di Richelieu, ricrea nel suo appartamento di palazzo Pasquino – il feudo degli Orsini a Sud di piazza Navona – l’arte della conversazione alla francese. Grazie ai frequenti viaggi tra Parigi e Roma che continua a fare dopo il suo matrimonio, può fare nella sua corrispondenza un paragone costante tra Roma e Parigi nel campo della moda, delle pratiche della vita sociale e della musica. Analizzeremo i suoi gusti, cercando di mettere in luce i transfer culturali tra le due città. Vedremo in particolare che se cerca di distinguersi dalle donne romane in vari modi (nel vestiario, comportamentale), sceglie senza riserve la musica italiana (impiego di musicisti romani, scelta di opere romane e veneziane per concerti privati). Il mio intervento s’appoggerà su due fondi d’archivio, il fondo Orsini dell’Archivio Storico Capitolino e il fondo Lante dell’Archivio di Stato, che racchiudono un duplice corpus epistolare del periodo precedente la partenza della principessa per la Spagna: da un lato le lettere scritte da Marie-Anne de La Trémoille al marito fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1698; e dall’altro quelle indirizzate alla sorella minore, Louise-Angélique de la Trémoille, anch’essa sposata, dal 1683, a un principe romano, Antonio Lante della Rovere. Finora è stata pubblicata solo una parte delle lettere del fondo Orsini, più una quindicina di quelle del fondo Lante; tutto il resto è inedito.

Programma

 

 

Harry White (Dublin)

Johann Joseph Fux and the Concept of an Austro-Italian Baroque

 

Although the precise circumstances whereby Johann Joseph Fux (1660-1741) may have studied in Rome remain conjectural, there can be no doubt as to the importance of Italian music in the formation of his compositional technique. Scholars have depended on J.A. Daube’s statement in 1798 that Fux was in the service of »a Hungarian bishop« (presumably Leopold Karl von Kollonitsch, who frequently resided in Vienna) to attest this possibility, given that Kollonitsch was a frequent visitor to Rome. In particular, the influence of Arcangelo Corelli, Bernardo Pasquini and Ottavio Pitoni (all three of whom were connected to the court of Cardinal Pietro Ottoboni), has been adduced by Rudolf Flotzinger as a decisive factor in Fux’s development as a composer. In this paper, Fux’s »Roman« background will be considered in relation to the pervasive importance of Italian style at the Viennese Court, particularly with regard to distinctions between »antico« and »moderno« church music, and also with regard to a notably conservative and doctrinaire interpretation of Italian baroque practice.

Programma

 

 

Stefan Keym (Leipzig)

Lully - Corelli - Händel: Zur Ausprägung und Aneignung instrumentaler Formmodelle in unterschiedlichen Kontexten um 1700

 

Nach John Mainwaring bereitete die Aufführung einer Ouvertüre Händels in Rom Corelli erhebliche Schwierigkeiten, da er mit ihrem »französischen Stil« nicht vertraut gewesen sei. Das von dieser Anekdote vermittelte Bild zweier scharf voneinander getrennter, nahezu inkompatibler »Nationalstile« soll aus Sicht der Kulturtransfer­forschung hinterfragt werden.

 

Mainwarings Darstellung steht unter dem Einfluss der im 18. Jahrhundert in Frankreich geführten Kontroverse über die italienische und die französische Oper. Bei dieser Kontroverse wurden die Unterschiede zwischen den beiden »nationalen« Musiktraditionen einseitig hervorgehoben; die vielfältigen Verflechtungen, die es zwischen ihnen während des 17. Jahr­hunderts gegeben hatte, traten dagegen in den Hintergrund.

 

Eine wichtige Gemeinsamkeit der Instrumentalmusik Lullys, Corellis und Händels liegt in ihrer Neigung zu einer feierlich-gravitätischen Eröffnung, auf die ein schnellerer fugierter Satz folgt. Von besonderem Interesse ist hier, wie dieses Formmodell in unterschiedlichen kulturellen Kontexten und Funktionen wirkte, die von den jeweiligen nationalen (bzw. regionalen) Rahmen­bedingungen abhingen: höfische Repräsentation (Lully), Ausprägung autonomer Kammermusik (Corelli), religiöse Andacht (Corelli-Rezeption), kommerzieller Opernbetrieb (Händel).

 

Bei Händel ist neben der deutschen Lully-Rezeption, in deren Rahmen er die »französische Ouvertüre« kennenlernte, auch die Kanonisierung dieses Modells und der Instrumental­musik Corellis in England zu berücksichtigen, ohne die Händels dauerhaftes Festhalten an dem aus italienischer Sicht anachronistischen Ouvertüren-Typus nicht zu erklären wäre. Der »cas triangulaire« der drei Komponisten erweist sich somit aus kultur­geschichtlicher Sicht als eine Vierecksbeziehung. Händels Erweiterung von Lullys Ouvertürenmodell um einen oder mehrere Tanzsätze lässt Bezüge zu musikalischen Traditionen aller vier Länder erkennen.

Programma

 

 

Florian Bassani (Rom)

Johann Conrad Wörle (1701-1777) und die Orgel der römischen Kirche S. Eustachio. Eine Besichtigung

 

Der Orgelbauer Johann Conrad Wörle (italianisiert »Verlé«) aus Vils im heutigen Tirol ist in Rom seit 1731 dokumentiert. Bis zu seinem Tod arbeitete Wörle für die Gotteshäuser der Stadt und des Kirchenstaates und erwarb sich innerhalb seines Berufsstandes eine herausragende Position.

 

Das Instrument von S. Eustachio, im Jahr 1767 fertiggestellt, gilt als eines der imposantesten Werke des Meisters, obschon es sich dabei ursprünglich um die Arbeit eines Kollegen handelt, des Römers Celestino Testa (1699-1772). Unter Wörle erfolgte hingegen eine grundlegende Restaurierung des Instruments, die bereits wenige Jahre nach der Errichtung der neuen Orgel in Auftrag gegeben wurde. Das Werk Testas hatten den Ansprüchen sowohl der Verantwortlichen der Kirche, als auch eigens berufener Experten nicht Stand gehalten. Bei dem Umbau, der die Orgel äußerlich unverändert ließ, verwendete Wörle einen Teil des vorhandenen Pfeifenmaterials, ersetzte jedoch wichtige Elemente der Mechanik und erweiterte die Disposition um eine Reihe zusätzlicher, für seine eigenen Instrumente typischer Register, die der Orgel gleichsam eine persönliche Note verleihen.

 

Wir hören den Klang dieses außerordentlichen Instruments in verschiedenen römischen Kompositionen, mehrheitlich bislang unbekannten Werken, aus den mittleren Jahrzehnten des 18. Jahrhunderts.

Programma

 

 


 

 

Elodie Oriol (Université de Provence / Università di Roma « La Sapienza »)

Riassunto dei contributi

Il convegno annuale della Gesellschaft für Musikforschung (Società Tedesca di Musicologia) si è tenuto a Roma dal 2 al 6 novembre 2010 in occasione del cinquantenario della fondazione della Sezione di Storia della Musica. Numerosi simposi, incontri di gruppi di ricerca, relazioni e tavole rotonde sono stati organizzati sul tema del convegno: “Mobilità e mutamenti musicali : musica e ricerca musicale nel contesto internazionale”.

Fra i 3 simposi principali figurava quello coordinato dal progetto franco-tedesco “Musici” finanziato dall’ANR e la DFG (tema del progetto “Musici europei a Venezia, Roma e Napoli (1650-1750) : musica, identità delle nazioni e scambi culturali”) che si è svolto all’École française de Rome.

Dopo il saluto di Jean-François Chauvard, le due responsabili della giornata di studio Gesa Zur Nieden e Anne-Madeleine Goulet hanno presentato, con un intervento dal titolo Musicisti europei a Roma : i molteplici incroci del barocco musicale, il progetto “Musici” da loro coordinato. Sulla scia dei recenti contributi della storia comparata e dei transfer culturali, le due ricercatrici hanno insistito sull'applicazione del concetto di histoire croisée alla storia sociale della musica. Il progetto prevede infatti l'analisi comparativa di tre città (Roma, Napoli e Venezia) in modo da fornire una solida base al confronto e permettere di moltiplicare i punti di vista. L'intervento di Federico Celestini, Transfer culturale nella storia della musica europea del Seicento e del primo Settecento, ha chiarito il metodo e la prospettiva che orientano il progetto. Dal punto di vista della storia della musica, il Sei e Settecento costituiscono un periodo caratterizzato, da un lato, dalla diaspora dei musicisti italiani nei diversi Paesi europei e, dall'altro, dai viaggi di studio, di ricerca e di commercio nei centri della cultura e della prassi musicale in Italia e in Europa. Utilizzando il caso di Roma come laboratorio privilegiato per lo studio del transfer culturale, Celestini ha insistito su tre aspetti delle culture musicali del Seicento europeo che permettono di fare emergere una possibile definizione di uno “spazio comunicativo europeo”. Si tratta, in primo luogo, del carattere multilaterale degli scambi culturali, ben esemplificato dal caso del teatro musicale, in cui si intrecciano diverse tecniche, tradizioni e riferimenti di natura diversa. Il carattere innovativo del transfer culturale, che trasforma inevitabilmente gli oggetti o elementi, costituisce il secondo aspetto dell'argomentazione di Celestini, che sottolinea ugualmente come l’innovazione artistica sia anch'essa legata ai processi di transfer culturale, come risulta evidente dall’esempio dello sviluppo della monodia e del basso continuo nel Seicento. Il terzo aspetto su cui egli ha insistito riguarda invece l’intreccio delle identità culturali come fattore propulsivo del transfer culturale in ambito musicale. A tal riguardo sono stati indicati e descritti esempi di tale processo di transfer, quale quello rappresentato dall’attività culturale e politica dei Gesuiti (dalla sovrapposizione di identità diverse, religiose e nazionali).

La giornata di studio si è articolata in due sezioni tematiche, animate dai contributi di studiosi francesi, italiani, inglesi e tedeschi.

Presieduta da Arnaldo Morelli, la prima sezione si è occupata del tema “Musicisti europei nella vita musicale romana - istituzioni e sociabilità”. Il primo intervento di Juliane Riepe è stato dedicato al viaggio degli musicisti tedeschi nella penisola italiana fra Sei e Settecento e al ruolo di Roma come tappa privilegiata : Roma meta di musicisti tedeschi durante il viaggio in Italia. Aspetti di un modello biografico e il suo cambiamento. All'elaborazione di una tipologia specifica dei viaggi (di formazione, di studio, per ottenereuna carica,...), ha fatto seguito l'analisi dei motivi e delle condizioni del viaggio musicale, di cui è stato messo in evidenza il carattere plurale. J. Riepe ha anche individuato una periodizzazione e temporalità dei viaggi nel quale entrano in gioco considerazioni relative anche alle specialità musicali. Ad esempio, gli organisti o suonatori di strumenti a tastiera sono più numerosi ad esperimentare un viaggio. I violinisti dal canto loro sono più presenti negli anni '40 e '50 del '700. A partire della seconda metà del Settecento però, Napoli è visto come il centro operistico di riferimento. Roma diventa allora un centro secondario dove i viaggiatori passano e si fermano soltanto brevemente.

L'intervento di Gesa Zur Nieden – Musicisti francesi nella Roma di fine 600. Ambienti e attività musicali – ha permesso di approfondire un’altra presenza straniera, quella dei musicisti francesi presenti a Roma durante tutto il '600 in diversi campi della vita musicale, non soltanto nelle istituzioni francesi come San Luigi dei Francesi, ma anche nell’opera e nelle rappresentazioni private nei palazzi nobiliari e nelle piazze della città. Per i nuovi arrivati, la priorità era quella di combinare diverse possibilità di lavoro nella loro carriera. Spesso i musicisti tentavano quindi di mettersi al servizio delle grandi famiglie romane, come i Barberini o i Pamphili. La presenza dei musicisti francesi a Roma, per quanto non sia un fenomeno di massa, appare pero' costante nel tempo e dalle caratteristiche variegate. Alla diversità della durata dei viaggi si aggiunge per esempio la durata della permanenza a Roma, che puo' essere provvisoria o definitiva.

Elodie Oriol ha affrontato il problema della Presenza e inserimento dei musicisti stranieri a Roma secondo gli Stati delle anime (1745). A partire dello spoglio sistematico degli “Stati delle Anime” del 1745, sono stati identificati 12 musicisti di origine straniera. L’incrocio delle fonti parrocchiali con fonti di altra natura (fonti notarili, archivi di famiglia, ecc.) ha permesso di osservare l’inserimento sociale e professionale di questi musicisti nella prima metà del Settecento. Due casi sono stati presentati a titolo di esempio: quello della famiglia Arnò – una dinastia francese di maestri di ballo attiva a Roma dall’inizio del secolo – e quello di Carlo Wisman, un violinista inglese ammesso nella congregazione di Santa Cecilia alcuni anni dopo il suo arrivo a Roma.

Col suo contributo intitolato Il caso della principessa des Ursins a Roma (1675-1701) tra separatezza e integrazione culturale, Anne-Madeleine Goulet si è soffermata sul periodo romano di Marie-Anne de la Tremoille, detta “princesse des Ursins”, sposa di Flavio Orsini, duca di Bracciano. A partire dallo studio di un cospicuo corpus epistolare, la studiosa ha analizzato le scelte della principessa in campo culturale, dimostrando come ella abbia introdotto numerosi elementi della cultura di Parigi e di Versailles quali, in particolare, il modello del salotto e l’arte della conversazione “à la française”, così "impregnando" il Palazzo Pasquino (luogo di residenza della principessa) di un atmosfera francese. Al tempo stesso, la ricerca della Goulet dimostra anche come la principessa, nel suo modo di aderire al contesto locale, si riveli anche come interessante esempio d’assimilazione. L'interesse e la progressiva familiarità della principessa per la cultura e la musica italiana ne è prova. Studiare il caso del suo inserimento permette inoltre di osservare gli scambi tra Roma e Parigi e di vedere la principessa rivestire i panni di mediatrice politica tra le due città.

Al termine di questa prima sezione incentrata sugli aspetti di storia sociale, Jean Duron ha presieduto la seconda sezione della giornata, incentrata su problemi e tematiche di musicologia, nella quale sono stati presentati tre interventi sul tema “Reti internazionali - stili regionali: scambi culturali e musica”.

Harry White ha inaugurato i lavori di questa sezione con un contributo sulla figura, la vita e l’esperienza del musicista Johann Joseph Fux (1660-1741) : Johann Joseph Fux e il concetto di un barocco italo-austriaco. Lo studioso ha analizzato la congiunzione dell’influenza italiana e del conservatismo austriaco nella musica di Fux e ha spiegato come la ricezione della musica italiana di Fux permetta di definire il concetto di un barocco italo-austriaco. Musicista ufficiale alla corte di Vienna per molti anni, Fux conserverà per sempre un legame forte con l’Italia che si denota tanto nei suoi scritti che nella sua musica. Il suo saggio Gradus ad Parnassum (publicato nel 1725) è fortemente influenzato dalla prassi musicale italiana. Un altro esempio dell’adozione della tecnica italiana da parte del compositore scelto da White è il Il fonte della salute, sepolcro oratorio rappresentato per la prima volta a Vienna nel 1716, in cui si trovano numerosi elementi e nozioni musicali in uso negli anni 1690 a Roma.


Stefan Keym si è interessato all’esperienza di tre compositori per studiare gli scambi musicali : Lully-Corelli-Händel: impronta e assimilazione di modelli formali strumentali in contesti differenti intorno il 1700. I tre compositori sono considerati dallo studioso come un “caso triangolare”. Il contributo si incentra sull’interazione possibile tra di loro, sulle loro motivazioni e le influenze del contesto musicale. L’obbiettivo è di osservare che gli stili musicali non sono incompatibili, ma che è possibile analizzare i vari intrecci tra le nazioni musicali durante il Seicento. A titolo d’esempio, il genere dell’apertura “à la française” privilegiato da Lully nelle sue opere ha potuto influenzare la scrittura musicale di Corelli e Handel, anche se loro non hanno usato questo genere per tutte le loro opere, ma soltanto per alcune.


Florian Bassani ha chiuso la giornata proponendo una visita guidata dell'organo di S. Eustachio di Johann Conrad Wörle (1701-1777), organaro di origine tirolese che ha sviluppato gran parte della sua attività artigianale a Roma. Quest’importante organaro ha collaborato con alcune delle maggiori istituzioni musicali romane come la Chiesa Nuova. Florian Bassani ha spiegato le specificità dell’organo e descritto gli elementi sonori dello strumento attraverso l’interpretazione di pezzi di musica scelti nel repertorio romano del Settecento.

I contributi di questi studiosi, rappresentanti diverse discipline e specializzazioni (storia della musica, storia sociale, musicologia, storia della sociabilità, ecc.), hanno delineato un incontro di temi preziosi per una migliore conoscenza del contesto romano, confermando inoltre il contributo evidente di una metodologia improntata sull'interdisciplinarità. Le ricerche biografiche hanno permesso e permetteranno di documentare l’esperienza individuale e l’inserimento di alcuni musicisti stranieri nella città pontificia (tedeschi, francesi, ecc.). Il confronto dei diversi profili potrà delineare alcuni tratti della figura del musicista all’epoca barocca. L’analisi del mecenatismo musicale come luogo di protezione, scambi e sviluppi artistici rimane prezioso per osservare e definire il gusto, il consumo e la prassi del contesto osservato. Infine, le ricerche mirate sulla prassi, le forme e i generi musicali rende definibile non solo la circolazione dei musicisti, ma anche quella di modelli o elementi musicali particolari.

Durante la giornata di studio, gli informatici Christoph Plutte e Markus Schnöpf (Berlin) del gruppo “Musici” hanno presentato il futuro database del progetto Musici, che dovrà tra qualche tempo raccogliere i nomi degli musicisti stranieri reperiti dai ricercatori del progetto, localizzati sia a Roma, che a Napoli e a Venezia (l'elaborazione del database è il frutto di una collaborazione con il progetto DFG "Personendaten-Repositorium" dell'Accademia di Berlino e Brandenburgo).

 


 

Elodie Oriol, «  Musicisti europei a Roma nel sei- e settecento: approci musicali, culturali e politici », Quaderni storici 136 (2011)

 

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